Narrami, o musa del calcio, l’ira funesta dell’Alberto Luis….
Ve lo dico; io davvero riesco a concepire quel tracotante disagio che ho letto per mezz’ora sui vari commenti per mezzo social. Non è concepibile, giuro.
Chiariamoci, stra-amo Luis Alberto, sono una inguaribile romantica e vado perennemente in cerca di emozioni. E non sarò nemmeno obiettiva, Spoiler Alert, sono totalmente pervasa dalle emoZioni. 
Nella vasta gamma di quelle umane, vi è anche l’incazzatura. 
Luis Alberto tocca punte di trash assurde. Alberto tu mi turbi.
Di solito il caratteraccio è una specie di buffetto sulla spalla a quei calciatori poveri di talento, ma ricchi di personalità.
Premetto che il morso di Patric a Donati non avrà mai eguali.
Appunto, -dicevo-, di trash ed incazzature varie ne abbiamo fatto mambassa, ma quando ad essere furente è uno dei migliori in rosa, allora l’attenzione cresce.
Dall’aspetto compassato, il primo anno in quel di Formello avvolto nel buio, Luis Alberto non ha vissuto solamente un exploit meraviglioso calcistico, ma anche caratteriale.
Non si è fatto mancare niente: Luis Alberto è sempre incazzato, anche quando segna.
Becere o discutibili, come volete voi, le esultanze polemiche che spesso hanno fatto storcere il naso alla tifoseria laziale, sono da considerare pur sempre manifestazioni non taciute di malessere o situazioni che gli scombussolavano gli zebedei.
La faccio breve: mi interessa come gioca, le sue querelle social, o vacanziere, mi interessano meno.
E poi in fondo, siamo tutti Luis Alberto.
E noi, amanti del trash, ne abbiamo bisogno. 
Abbiamo bisogno dell’umana concezione di un calciatore, abbiamo bisogno di vederlo nei suoi estremismi e nelle sue fragilità. 
Per questo, Luis Yo te quiero. 
Nelle tue giornate storte e nei capricci, tali e quali ai miei. 
Narrami, o musa del calcio, l’ira funesta dell’Alberto Luis.
Maurizio Sarri è ufficialmente l’allenatore della Lazio, ma appena arrivato, si è trovato a fare i conti con la prima "rognetta" casalinga. 
«Lotito è furioso» si è letto sulle colonne de Il Messaggero e ad alzare la pressione al patron capitolino il è stato Luis Alberto che non si è presentato all’appuntamento in Paideia per svolgere le visite mediche. La Lazio ha risposto con una diffida che lo intima a presentarsi a Formello nell’immediato .
Lo spagnolo è considerato intoccabile da mister Sarri, nonostante i suoi continui capricci inizino ad infastidire anche i compagni. E stavolta non ci sarà neppure Peruzzi a prendere le sue parti? 
Io non riesco lo stesso a considerarlo un atteggiamento indecente. 
E questo fa riferimento pure al putiferio invernale scoppiato intorno alla sua persona.
Ennesimo #recap.
Luis si era reso protagonista di un attacco verso la società:
"L’ho visto l’aereo, comprano cose, ma non ci pagano. Spendono tanti soldi, ma per noi non c’è niente".
Polemico sui social, tra Instagram e Twitch.
Esclamò poi di amare la Lazio, ma di non esserne tifoso perché il CORAZON gli è rimasto in Spagna. 
Considerazioni sparse:
1. È spagnolo, credo sia normale tifi una squadra spagnola.
2. Non amo le frasette false e di circostanza, bensì amo la franchezza. 
3. Se gioca come gioca lui, può anche fare il dito medio fronte telecamera.
Redarguito, o multato, di Luis Alberto non puoi comunque farne a meno. 
Narrami, o musa del calcio, l’ira funesta dell’Alberto Luis.
Eccessivamente emotivo, caduto spesso nel trappolone di trasformare proprio l’emotività in rabbia percepita al di fuori con una punta di antipatia.
Forse possiamo imputargli piccole cadute di stile, la mancanza di aplomb, ma noi poi che ne sappiamo? 
Perché subito deve partire la gogna SOCIAL? 
E Santiddio! 
Un chiaro tentativo da parte mia di erigermi a paladina dei passionali. 
"Tu chiamale se vuoi, emozioni".
Il calcio ha raccontato sin dalla notte dei tempi storie di calciatori fenomenali con caratteri TERIBBBBILIII. 
E se c’è chi la chiama stizza, io la chiamo semplicemente come l’ho sempre chiamata: emotività.
Historia de un número diez
Quel che muove il talento di Luis Alberto, è quello che gli passa per la testa, anzi, per il cuore.
Uno dei migliori centrocampisti in circolazione, quando arrivò a Formello nessuno lo conosceva ed intorno a lui c’era assai più pessimismo che scetticismo.
Per un intero anno quel ragazzo che sarebbe diventato "El Mago", non lo abbiamo proprio visto.
Talento cristallino ha rischiato di scomparire a causa di un momento personale non felice che, inoltre, gli aveva fatto venire l’idea malsana di lasciare il calcio.
Il fantasma del fallimento, l’ossessione di non aver fatto vedere di cosa fosse realmente capace. 
La Lazio in cerca di scommesse a lungo termine ha bussato alla sua porta e di Tare l’indiscutibile merito per aver capito che questo sconosciuto poteva ancora brillare di luce propria.
Certo, nemmeno Igli avrebbe potuto immaginare la pesca miracolosa nel mucchio. Un top player in attesa di qualcuno pronto a dargli una bella spolverata.
Uno rimasto ai margini, lasciò spazio al MAGO.
Questa è solamente la storia -non banale- che va dal pensiero prematuro dell’addio al pallone alla "consacrazione".
E se c’è chi ancora critica la sua fede calcistica, i suoi post, le sue polemiche, i "caprices de Luis" … Beh, sappiate che è ora di finirla con queste stronzate.
Lasciatelo stare e lasciatelo a Sarri, però disconnettetevi dai social. È un consiglio spassionato. 
Simplemente, Xoxo. 

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